Portare l’Italia fuori dalla crisi grazie al fitness

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 Esiste una soluzione alla portata del nuovo governo per risparmiare diversi milioni di euro, creare almeno 20.000 nuovi posti di lavoro, senza scontentare nessuno e senza nuove tasse, basta un po’ di fitness.
Portare l’Italia fuori dalla crisi grazie al fitness In quest'ultimo periodo uno degli argomenti che maggiormente ha occupato le pagine dei giornali, le trasmissioni televisive, i dibattiti al bar come sui social network è relativo alla crisi che ha colpito in modo globale un po' tutti gli stati, ma che ha visto l'Italia fra i Paesi che, probabilmente, presentano maggiori criticità.
In Italia il numero di persone che annualmente vengono colpite da infarto del miocardio è di circa 120.000 (fonte: medici cardiologi ospedalieri), numero che è in crescita al punto che, secondo la Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, potrebbe raddoppiare nei prossimi anni. La principale causa dell'infarto è la sedentarietà associata a sovralimentazione con tutte le conseguenze che ne derivano e che non è questa la sede per approfondire. Ciascun infartuato costa al Servizio Sanitario Nazionale una media di 7.450 euro (fonte: corriere.it). Il dato fa riferimento al 2008, è quindi facile ipotizzare che il costo sia aumentato. Anche qualora non lo fosse, la spesa totale sarebbe pari a 894 milioni di euro, centesimo in più centesimo in meno, che ogni anno grava sul servizio sanitario.
A questo occorre aggiungere un altro dato, ritengo sia verosimile affermare che, a seguito di un tale gravoso evento, ciascun soggetto colpito da infarto si assenti dal lavoro per almeno 15 giorni (è evidente che sarà un periodo mediamente più lungo), anche tenuto conto che l'incidenza dell'infarto è prevalente nella fascia di età dai 35 ai 65 anni. Ipotizzando che il 70% di chi è colpito da infarto sia regolarmente occupato, significa una ulteriore perdita in termini economici di almeno altri 60 milioni di euro. A questi sono da sommare i farmaci per il trattamento post infarto, eventuali spese per complicanze e recidive, che non è altrettanto semplice calcolare. Ma è certamente intuibile che la spesa totale lievita moltissimo, andando ad accresce quella che è già la prima fonte di uscite per il Paese, vale a dire la spesa sanitaria.
Ora, essendo la sedentarietà una delle principali concause dell'infarto, la logica conseguenza è che stimolare gli Italiani a seguire una regolare pratica sportiva porterebbe come diretta conseguenza una diminuzione drastica nel numero degli infarti, e come se non bastasse produrrebbe vantaggi anche nel medio e lungo periodo. Ipotizzando anche solo un dimezzamento del numero di eventi, il risparmio totale per le casse dello Stato sarebbe già pari a 477 milioni di euro, vale a dire una cifra pressoché analoga a quanto si presume possa essere risparmiato con l'attuale riforma che prevede l'abolizione delle giunte provinciali ed il ridimensionamento dei consigli provinciali, per un risparmio di circa 500 milioni di euro (fonte: ilpost.it).
Ribadisco che la cifra realmente risparmiata sarebbe enormemente maggiore tenuto conto delle spese che vengono sostenute nel medio lungo periodo a seguito di un così grave evento. Sempre secondo il SIPREC gli infarti determinano attualmente una spesa di 3 miliardi e mezzo di euro, risparmiarne anche solo il 30% significa oltre 1 miliardo di euro in meno spesi dallo Stato, ovvero dai contribuenti.
Resta da vedere come incentivare gli italiani a diventare un popolo di sportivi. L'idea originaria, lo ammetto, non è mia, e riguarda semmai un miglioramento di quanto già previsto perfino dalla finanziaria del 2007 che prevedeva agevolazioni in termini di detrazione parziale degli abbonamenti per l'iscrizione in palestra, piscina ecc. ma con un tetto massimo assai esiguo (praticamente inutile), e con riferimento esclusivo ai ragazzi dai 5 ai 18 anni. Provvedimento per altro poco noto e poco pubblicizzato. Occorrerebbe invece consentire una detrazione totale di quanto sostenuto da parte di tutti i componenti del nucleo famigliare ed a prescindere dalla loro età. Ipotizzando una famiglia di 4 persone all'interno della quale ciascun componente pratichi regolarmente attività sportiva, con un costo medio di 60 euro/mese, si tratterebbe di ben 2880 euro, un incentivo a dir poco allettante e capace di vincere anche il più pigro dei contribuenti.
Si potrebbe obiettare che una simile operazione, a fronte di un risparmio per la sanità pubblica, comporterebbe anche un mancato gettito per le casse dello Stato, e forse potrebbe apparire poco vantaggioso se ci si riferisse solo all'infarto (anche se mi piacerebbe sentire il parere di chi ha avuto un infarto e poteva risparmiarselo). Ma occorre tener presente che, con riferimento al costo sociale di altre situazioni riconducibili all'essere sedentari, per esempio l'obesità, il sistema sanitario nazionale sborsa ogni anno oltre 22 miliardi di euro (fonte: ilsole24ore.com). Risparmiarne anche solo la metà sovvertirebbe completamente il rapporto, in favore dei benefici economici.
Non è finita. Circa 20 milioni di italiani sono sedentari, ipotizzare con una simile norma di indurre appena il 20% di loro a cambiare atteggiamento, divenendo regolari frequentatori di centri sportivi, palestre, piscine ecc., significherebbe avere una nuova utenza pari a 4 milioni di persone. Immagino sia verosimile che per ogni 200 nuovi iscritti, i vari impianti sportivi dovranno dotarsi di almeno un nuovo istruttore. Determinando immediatamente la richiesta di 20.000 nuove assunzioni solo per quanto riguarda il personale tecnico. Vale a dire quasi la metà di tutti i laureati in scienze motorie degli ultimi 8 anni, dal 2003 ad oggi (fonte: repubblica.it).
Una semplice norma, una piccola detrazione, col risultato di un risparmio potenziale di svariati miliardi di euro, una drastica riduzione della mortalità, nessuna nuova tassa, e 20.000 nuovi assunti che, tra l'altro, diverrebbero 20.000 nuovi contribuenti. Efficacia garantita ed effetto duraturo. Certamente qualcuno dei miei calcoli sarà impreciso, ma qualcosa mi dice che ho errato per difetto.

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