"Sebbene l'aspettativa di vita media in Italia sia oggi di circa 84 anni, l'aspettativa di vita in salute non raggiunge i 60 anni - afferma Giovanni Scapagnini, professore ordinario di Nutrizione clinica presso l'Università del Molise e vicepresidente della Società italiana di Nutraceutica (Sinut) - Questa condizione significa che ognuno di noi deve aspettarsi di vivere un quarto della propria vita in uno stato di malattia. Una situazione assolutamente inaccettabile sia da un punto di vista personale che da quello della sostenibilità della spesa pubblica. Fortunatamente, la scienza ci ha dimostrato che l'ago della bilancia può essere spostato verso un invecchiamento in salute. I pilastri che ci permettono di restare giovani su cui possiamo lavorare efficacemente sono variabili, come l'alimentazione, l'attività fisica e la gestione dello stress".
La promozione di uno stile di vita sano, che includa una corretta alimentazione e una regolare attività fisica, è quindi essenziale per prevenire una serie di disturbi cronici metabolici e disturbi della salute mentale.
Un recente studio dell'Università di Harvard, pubblicato su 'Circulation' - si legge nella nota - ha analizzato i dati di oltre 120mila persone, rilevando che uno stile di vita corretto può aumentare l'aspettativa di vita in salute di 14 anni per le donne e 12 anni per gli uomini, con un rischio ridotto dell'82% di mortalità per malattie cardiovascolari e del 65% per tumori. Questo evento rappresenta l'opportunità di lavorare sui cambiamenti in corso per poter al meglio assicurare assistenza e consigli ad alto livello scientifico. Costituisce un appuntamento imperdibile per tutti gli specialisti della salute desiderosi di informazione sempre aggiornata e rigorosa.
Negli ultimi 100 anni abbiamo assistito ad un notevole allungamento dell’aspettativa di vita nei paesi occidentali, in molti casi aumentata di oltre 20 anni, grazie ai progressi che hanno portato ad una riduzione della mortalità precoce (infantile, perinatale, da malattie infettive, tra le più rilevanti) che rappresentavano nell’Italia di inizio ‘900, oltre il 30% delle cause di morte. Questo allungamento dell’aspettativa di vita – che in Italia ricordiamo essere attualmente di 80,2 anni per gli uomini e di 85 anni per le donne (2) – sta mostrando recentemente un effetto negativo collaterale dovuto a un minor numero di anni vissuti in salute. Secondo i dati dell’Istituto Ambrosetti, gli anni vissuti non in salute sono passati dai 13,7 del 2005 ai 20,8 del 2014; questo dato è in accordo con l’esordio sempre più precoce delle malattie cronico degenerative, fenomeno multifattoriale e non soltanto legato all’età quale fattore di rischio.
Anni di studi e di ricerca sul diabete
di tipo 2 dimostrano che l’età biologica dipende, prima di tutto e in
buona parte, da noi: comportamenti e abitudini sarebbero la soluzione
per una longevità sana. Quali sono questi abitudini da adottare?
Ci sono tre punti che vengono sviluppati a più riprese durante il corso della lettura: alimentazione, attività motoria, integratori.
L’umanità sarebbe pronta a fare il salto evolutivo e ad allungare la propria prospettiva di vita a 150 anni restando in buona salute.
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