Uno stile di vita sano è la migliore arma di prevenzione per difenderci dagli attacchi dei virus

 Il Novel Coronavirus (2019-nCoV) ci ha ricordato ancora una volta quanto la nostra esistenza, intesa come specie, sia egualmente esposta ai medesimi rischi e i paesi tecnologicamente più avanzati siano addirittura i più pericolosi sotto una tale minaccia.

Anche l’attività fisica, moderata ma regolare, è un buon ausilio per un sistema immunitario forte, così come riposare un numero sufficiente di ore ed evitare gli stati di stress e di affaticamento eccessivo. 
Uno stile di vita sano è la migliore arma di prevenzione per difenderci dagli attacchi dei virus, particolarmente agguerriti nel periodo invernale e quando i livelli di inquinamento dell’aria sono elevati, come sta accadendo in questi giorni in molte città. Naturalmente è impossibile proteggersi completamente dai contagi, ma con una corretta alimentazione  possiamo fare qualcosa per rinforzare il nostro sistema immunitario, incaricato di combattere le aggressioni dei microrganismi responsabili di alcune malattie, a cominciare da raffreddore e influenza.
In tutto il mondo le persone vivono più a lungo ma l’invecchiamento si porta dietro spesso disabilità e malattie croniche come appunto tumori, malattie cardiache e diabete. Gli stili di vita come il fumo, l’attività fisica, l’assunzione di alcol, il peso e l’alimentazione incidono sia sull’aspettativa di vita che sulla probabilità di sviluppare malattie croniche ma pochi studi avevano indagato su come un insieme di fattori collegati allo stile di vita potesse essere collegato ad un allungamento della vita delle persone liberi da malattie.
NON FUMARE, mantenere il giusto peso e fare attività fisica con regolarità a 50 anni aumenta l’aspettativa di vita e tiene lontane le malattie per dieci anni nelle donne e 7,6 per gli uomini. Insomma, chi segue uno stile di vita sano anche nella mezza età vive meglio e senza il peso di malattie come il cancro, le patologie cardiovascolari e il diabete. A dirlo è uno studio apparso oggi sul British Medical Journal.

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