venerdì 12 febbraio 2016

La sharing economy cresce tra i Millennials : Tra i prodotti più richiesti ci sono le attrezzature per il fitness



Come si farà la spesa in futuro, e cosa cerca il consumatore nel terzo millennio quando si decide ad entrare in un negozio “reale”? 
Come cambieranno quindi i punti vendita per incontrare i nuovi desiderata dei consumatori?
 A queste domande ha cercato di rispondere un’indagine effettuata da Westfield, primaria società che opera nello sviluppo e gestione di centri commerciali a livello internazionale. La ricerca, che ha intervistato oltre 13mila persone tra cui esperti del settore in USA e UK, ha individuato cinque tendenze chiave. Eccole.
 
Sharing economy anche nel punto vendita: Uber e Airbnb sono solo la punta dell’iceberg e hanno di fatto cambiato il modo di percepire alcuni prodotti e servizi. I consumatori chiederanno di affittare alcuni articoli, costosi o di uso non frequente, che non desiderano acquistare. Lo richiede il 20% dei britannici  e il 46% dei Millennials (25-34enni). Tra i prodotti più richiesti ci sono le attrezzature per il fitness (19%), le automobili (16%), l’elettronica di consumo (15%), le biciclette (14%) e l’abbigliamento (10%). Ad esempio, un britannico su cinque spenderebbe fino a 200 sterline (260 euro) al mese per un abbonamento che gli permettesse di affittare un numero illimitato di vestiti.
Corsi e incontri sociali: Il punto vendita è il luogo dove fare corsi di approfondimento e incontrare persone. In particolare, ai clienti piacerebbe avere a disposizione corsi di fitness e salute (27%), cucina creativa (25%), incontri con esperti (20%), club (19%) e anche corsi di informatica.
Incentivi per le scelte di vita: Il consumatore del Terzo Millennio amerebbe essere premiato con programmi di fidelizzazione che tengano conto non tanto di quanti soldi ha speso, ma delle sue scelte di vita etiche e salutiste. Già lo chiede il 20% dei britannici, che vorrebbero essere “premiati” (e, dunque, incentivati) per il riciclo dei rifiuti (29%), l’esercizio fisico (20%), il tempo speso in famiglia (19%), le giuste ore di sonno (14%) e il volontariato (10%).
Assistenza “aumentata” (e digital): Secondo il rapporto di Westfield la realtà virtuale nei prossimi anni si diffonderà ovunque. I consumatori già la vorrebbero per “ambientare” i prodotti che vedono in negozio nella loro vita quotidiana o nelle loro case (lo desidera il 41% dei britannici). Il 33% desidera invece degli ausili digitali per vedere come gli sta un vestito (senza indossarlo, ovviamente).
Esperienza sensoriale: Per ottenere una shopping experience realmente emozionante e coinvolgente, i “nuovi” consumatori si aspettano che il punto vendita coinvolga tutti e cinque i sensi. Vista e tatto (soprattutto) ma anche olfatto, udito e gusto, devono essere stimolati e “risvegliati” dopo ore trascorse davanti a uno schermo, grande o piccolo. Già oggi il 73% giudica la degustazione di un prodotto come uno dei maggiori vantaggi del punto vendita fisico rispetto all’on-line.

martedì 2 febbraio 2016

Grande riconoscimento per Joe Cirulli : Un centro fitness citato da Forbes



Gainsville Health&Fitness risulta tra le migliori 25 piccole imprese americane secondo la rivista Forbes.
Gainesville Health & Fitness ha generato $ 17 milioni nel fatturato e ha 480 dipendenti, come appare dal profilo di Forbes nella sua edizione 8 Febbraio. Joe Cirulli ha fondato l'azienda nel 1978 e rimane il suo amministratore delegato. Oltre al centro principale a Gainesville, l'azienda opera Gainesville Salute e benessere per le donne a Gainesville e GHF a Tioga a Newberry, in Florida.

"E 'stato un onore essere indicato come uno dei 25 migliori piccole imprese in America", ha detto Cirulli "E 'davvero un riconoscimento al mio staff che da il 100 per cento ogni giorno.

"Anche se del tutto privo di mezzi, Cirulli è riuscito a racimolare il 1.700 $ necessari per ottenere il suo club attivo e funzionante nel 1978", secondo il profilo di Forbes  "Da allora, è stato inesorabilmente concentrata sulla costruzione, espansione, cambiando, innovando e, soprattutto, migliorare la sua compagnia."

lunedì 25 gennaio 2016

Customer Experience Management in 4 mosse: L'era del cluber



Il cluber è il vero ambasciatore del brand: la sua esperienza è la miglior garanzia per gli altri. Questa è l’era del cluber e della comunicazione dinamica;denominata
l’economia dell’esperienza”. 
 
Il cluber oggi ha talmente tanto potere che la sua esperienza può e potrà spostare l’asse decisionale degli altri consumatori. Il successo o l’insuccesso di un brand dipenderà da quanto quest’ultimo sarà capace di ammettere i propri sbagli correggendoli in nuovi vantaggi. Non è più possibile trascurare la divulgazione di un messaggio positivo ma, soprattutto, negativo.

La cultura dell’esperienza è traducibile in maggiore attenzione ai dettagli: dal sorriso di una coordinatrice fino al clima aziendale, dall’analisi scrupolosa del dato fino al coinvolgimento trasversale di ogni singola risorsa aziendale.
 Essere quindi nell’era del cluber significa essere nell’era della consapevolezza. Il cluber non è più semplicemente “al centro dei miei pensieri” se poi ci si dimentica di rispondere ai suoi quesiti.
Il cluber non è più centrale alle strategie; il cluber è la strategia stessa che lui definisce sulla base dei suoi bisogni e suoi interessi.
 
La CEM IN 4 MOSSE
  • normalizzare e customizzare i dati
  • ascoltare il proprio cluber e rispondendogli in tempo reale
  • analizzare i dati per definire un strategia oggettiva e concreta
  • motivare e premiare i collaboratori rendendoli, in primis, parte di un disegno più ampio.
Accettando una riorganizzazione sulla base delle esperienze dei propri cluber, si diverrà automaticamente il vincitore di quest’epoca. Il cluber gliene sarà grato e avrà modo di parlarne a lungo. Dalla qualità dell’esperienza, dipenderanno infatti la soddisfazione, la fedeltà e la brand awareness.

giovedì 21 gennaio 2016

Il Golf è benessere : contribuisce all’allungamento della vita!

Da 5 anni gioco a golf e devo sinceramente sfatare un falso mito : il gof da molti è ritenuta erroneamente una disciplina statica, quindi adatta alle persone attempate, è  invece da considerarsi  uno sport a tutti gli effetti, perfettamente personalizzabile a soggetti d’ogni età. 
La sua gran componente atletica lo rende adatto ai giovani, mentre, per i suoi enormi benefici cardiovascolari, si rivela ideale anche per i giocatori più anziani. 

Giocare a golf significa innanzi tutto eseguire un difficile movimento con la mazza (lo swing) che richiede grande coordinazione, flessibilità e forza per colpire, e lanciare a grandi distanze e con la massima precisione, una piccola pallina. Significa anche fare lunghe camminate di 4 e più ore, su meravigliosi percorsi che permettono al giocatore di riscoprire un più intimo contatto con la natura, ricevendo un benefico effetto per la salute e per la mente.Per giocare bene a golf è quindi importante una buona preparazione fisica, indispensabile per eseguire colpi precisi e potenti ma anche per prevenire lesioni ed infortuni, sempre possibili.

Infatti, i giocatori professionisti, più forti ed esperti, eseguono una preparazione muscolare specifica in palestra per migliorare le proprie performance, questo li rende veri e propri atleti. Lo stretching è senz’altro di grande aiuto ai golfisti d’ogni livello, ed indispensabile per preparare i muscoli all’allungamento richiesto durante la rotazione del busto nello “swing”. Inoltre, manipolazioni alla schiena e trattamenti di rilassamento e fisioterapici possono aiutare a trovare la scioltezza dei movimenti e la giusta concentrazione durante le varie fasi del gioco.
 Il golf, praticato costantemente, contribuisce al dimagrimento dell’individuo. E’ dimostrato che un giro di 18 buche impegna il sistema cardiocircolatorio del giocatore, alzando la sua frequenza cardiaca entro la soglia aerobica, ad un livello ideale per il consumo di grassi .
http://www.federgolflombardia.it/come-iniziare/

lunedì 18 gennaio 2016

Il settore fitness in Spagna è in ottima salute dopo un crollo di sei anni



Silvia García, 28 anni, dice di sentirsi irritabile se passano pochi giorni senza andare in palestra. Ha iniziato ad allenarsi con costanza da quattro anni dopo che una cosiddetta palestra "low-cost" ha aperto nel suo quartiere di Madrid. Da allora è diventata una parte importante della sua vita, a cui dedica almeno sette ore alla settimana su cinque sessioni di allenamento. Si paga 19 € al mese e in grado di funzionare in qualsiasi momento tra le 06:00 e mezzanotte, sette giorni alla settimana. Le sue classi preferite sono zumba (esercizi di danza alla musica) e g-box (formazione pugilato).

Il modello palestra a basso costo, che si basa sulla riduzione dei costi operativi al minimo al fine di attrarre un gran numero di utenti - ha permesso al settore del fitness in Spagna di uscire dalla crisi, dopo un crollo di sei anni, secondo un nuovo sondaggio dalla società di consulenza Dbk.


Il sondaggio, afferma spagnoli sono tra i più attenti alla forma fisica in Europa, con circa 4,9 milioni di persone hanno un’iscrizione in palestre. In Francia la cifra è di cinque milioni, il Regno Unito 8,3 milioni, e 9,1 milioni per la Germania.

Il settore vale 2,1miliardi di € all'anno in Spagna, rispetto a € 2,4 miliardi nel Francia, 3,1 mld € in Italia, € 4,7 miliardi di Germania, e 5,1 mld € nel Regno Unito. Questi cinque paesi hanno una quota del 65% del mercato europeo, secondo il rapporto della Dbk, che stima che i 4.300 palestre in Spagna, 1.300 dei quali sono comunale, forniscono posti di lavoro per 59.000 persone.

Il modello a basso costo ha i suoi vantaggi, soprattutto, attrae un gran numero di persone; il rovescio della medaglia è che molti clienti si lamentano che tali palestre sono sovraffollate. Un sondaggio del produttore di attrezzature sportive Life Fitness dice che il 50% delle persone che si iscrivono a palestre abbandonano dopo sei mesi.
Secondo Ingesport, società spagnola specializzata nella gestione di palestre, tra cui il vasto complesso Vallehermoso a Madrid, uno dei più grandi del paese
il settore del fitness ha ancora un notevole potenziale in Spagna, un paese dove il 46% della popolazione dice che esercita regolarmente, ma solo il 10% lo fa in una palestra. Secondo Ingesport ci sono segnali incoraggianti: sempre più palestre comunali vengono appaltate ad aziende private, e la gente sta spendendo più sul fitness, che riflette una maggiore preoccupazione per la loro immagine e la salute.

martedì 12 gennaio 2016

Uno strumento per il customer service : Live chat e Live help


La Customer Satisfaction crescerà quanto più le comunicazioni saranno in tempo reale, ad esempio inserendo una live chat nel sito web dell’azienda.
Sono online. Come posso aiutarti?” E’ questo il testo della piccola finestra che sempre più spesso compare quando ci colleghiamo ad un sito web. Segno che i tempi stanno cambiando, non solo per i consumer, ma anche per le imprese, che sfruttano le nuove tecnologie per essere sempre più vicine ai clienti e dare supporto.


Il Customer Service, e il CRM più in generale, è l’ambito che forse più di altri è interessato da questa rivoluzione, dato che, in un contesto in cui ogni cosa si muove rapidamente, il principio alla base di ogni strategia di CRM è quello di cercare il più possibile di ridurre gli sforzi dei clienti nella ricerca di informazioni e nella soluzione di problematiche. In quest’ottica, la LiveChat si sta affermando come strumento vincente, non solo in fase di post-vendita, ma anche in fase pre-vendita quando il cliente, specie durante lo shopping online, immediatamente cerca informazioni e chiarimenti su prodotti e servizi.
Software Advice, ha condotto uno studio sull'utilizzo delle live chat nel customer service, analizzando target, benefici e motivazioni che spingono i clienti a preferirla rispetto al telefono e alle mail.
 Se un’azienda decidesse di attivare la LiveChat, certamente avrebbe successo: secondo lo studio, oltre la metà degli intervistati (56%) l’ha utilizzata almeno una volta. Con percentuali diverse a seconda di fattori demografici e legati all’età: i giovani (18-34 anni) l’hanno utilizzata almeno una volta, mentre gli over-50 non l’hanno mai usata oppure l’hanno usata con scarso successo.

http://www.softwareadvice.com/resources/demographics-impact-live-chat-customer-service/
http://www.livehelp.it/

AI e benessere aziendale: come l’intelligenza artificiale sta cambiando la cultura HR

  Dalla “palestra aziendale” alla cultura del benessere continuo Il concetto di benessere aziendale in Italia non è più un extra motivazion...