lunedì 9 settembre 2013

Decreto del fare: la soppressione delle certificazioni sanitarie

Nel cosiddetto "Decreto del fare", approvato come molti decreti importanti sempre a cavallo di ferragosto, tra le tante disposizioni cui dar seguito, ve ne è una, specifica, che riguarda la soppressione di numerose certificazione sanitarie, quasi tutte condivisibili, ma una francamente ci ha colpito per la sua "tempestività" e "celerità".
 
Ci riferiamo a quella che statuisce che "..per non gravare cittadini e Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, è soppresso l'obbligo di certificazione per l'attività ludico-motoria e amatoriale..." peccato che detta certificazione dopo una incubazione di un anno del Decreto Balduzzi, era stata resa obbligatoria con un decreto entrato in vigore poche decine di giorni prima.
 
L'autore, il Dr Adriano Ossicini, Sovrintendente Medico Generale Reggente dell'INAIL, effettua una ricostruzione storica di quanto accaduto evidenziando discrasie incompatibili con una corretta gestione della salute, confermando, ahimè, le idee poco chiare assunte dal legislatore, su come veramente tutelare la salute del cittadino, sia negli stili di vita come in questo caso, che del cittadino lavoratore, vedasi le tematiche del D.Lgs 81/2008 come per esempio l' allegato 3B.
 
La tematica relativa alla certificazione per attività ludico/amatoriale, ma anche sportiva non agonistica sembrava aver trovato il giusto inquadramento, dopo oltre trenta anni, con l'emanazione in G.U. n.169 del 20 luglio 2013 del Decreto del Ministero della salute di concerto con il Ministro per gli Affari Regionali e, il Turismo e lo Sport, del 24 aprile 2013 in applicazione dell'art.7, comma 11 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189.
 
Il titolo del primo articolo ben specificava l'ambito in cui doveva essere inserita la nuova normativa, cioè quella della tutela della salute; infatti si legge che il decreto era stato emanato "..ai fini di salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un'attività sportiva non agonistica o amatoriale.." ed a tal fine venivano indicate tre distinte procedure di "certificazione" relativa ad attività sportiva "ludico/amatoriale", attività sportiva non agonistica ed attività sportiva di particolare ed elevato impegno cardiovascolare, con delle linee guida ben precise cui il medico si doveva attenere; puntualmente veniva segnalato il percorso da effettuare per rilascio delle certificazioni.
 
Non ci interessa esaminare la problematica relativa all'attività sportiva non agonistica, anche se la stessa ha avuto alcune variazioni in pejus dalle modifiche del " decreto del fare", ma ci soffermeremo sulla cosiddetta "attività ludico/amatoriale".
 
Ebbene nel decreto citato del luglio 2013 vi era un esaustivo allegato (All. a) che indicava un percorso chiaro per i controlli medici per l'attestazione dell'idoneità all'attività ludico motoria, dividendo i soggetti i tre classi, diciamo così, di "rischio" potenziale per la salute; percorso da effettuare più che condivisibile visto che il principio basilare della noma era quelle di tutelare la salute del cittadino che praticava un'attività sportiva amatoriale.
 
Come sopra detto, a tale normativa, si arrivava dopo un lungo percorso iniziato nell'estate del 2012 con un decreto dal titolo inequivocabile "Decreto Legge 13 settembre 2012, n. 158, Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute", altrimenti conosciuto come Decreto Balduzzi che, nel successivo decreto attutivo dell'aprile 2013, aggiungeva che tale procedure erano disposte al fine di avere "garanzie sanitarie mediante l'obbligo di idonea certificazione medica, nonché linee guida per l'effettuazione di controlli sanitari sui praticanti"; certo fa un po' effetto la dizione disposizioni "URGENTI" se poi come abbiamo visto solo nell'estate corrente, il decreto attuativo finale ha avuto luce (20/7/2013), entrato in vigore solo il 4 agosto 2013 in quanto la disposizione di legge , esplicitamente afferma. che il Decreti, se non altrimenti disposto, "..divengono obbligatori nel decimo quinto giorno successivo a quello della pubblicazione.".
 
Tanto il decreto era atteso che, subito dopo la sua emanazione, online, dai molte associazioni sportive e non, veniva positivamente commentato, per l'innovazione e per la validità del contenuto stesso; una per tutte segnaliamo una Circolare del CONI, massimo organo nel campo dello Sport che in data 25 luglio a cinque giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, illustrava dettagliatamente le novità scaturite dal decreto riportando integralmente la normativa.
 
A questo punto trattavisi, dopo una lunga gestazione, di dare corso a quanto ivi previsto al fine della "tutela della salute del cittadino" per poi verificarne nel futuro a medio termine la validità concreta.
 
L'importanza della regolamentazione di dette "attività ludico/amatoriale" era sentita da anni, in quanto non c'era una vera e propria regolamentazione certa, anche in relazione allo svolgimento di tale attività presso "Palestre o similari", che dava adito a diverse interpretazioni; si veda il trentennale decreto ministeriale del 28 febbraio 1983 "Nome per la tutela sanitaria dell'attività a non agonistica" abrogato proprio con il decreto citato.
 
Stando così le cose, tale nuova normativa ci appariva veramente, visto la chiarezza del percorso da seguire per la certificazione, come vera "tutela della salute" del cittadino.
 
Invece, solo cinque giorni dopo l'entrata in vigore della norma, nella notte del 9 agosto alla Camera, il tutto veniva ufficialmente azzerato.
 
In prima lettura al Senato, il 5 agosto, nel decreto del fare, compariva come d'incanto un articolo 42 bis, che in seconda lettura alla Camera veniva definitivamente approvato, che recitava come un ossimoro "Al fine di salvaguardare la salute dei cittadini promuovendo la pratica sportiva, per non gravare cittadini e Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, è soppresso l'obbligo di certificazione per l'attività ludico-motoria e amatoriale previsto dall'articolo 7, comma 11, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, e dal decreto del Ministro della salute 24 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 169 del 20 luglio 2013"
 
Francamente affermare che si salvaguardia la salute facendo meno controlli di base ci sembra un concetto del tutto nuovo, ai limiti dello "stravagante", per questo abbiamo scritto nel titolo "Certificati SI, Certificati NO, Certificati boh....la schizofrenia del Legislatore.".
 
Certo, confrontando cosa prevedeva il decreto attuativo, vedi subito sotto, con decorrenza dal 4 agosto 2013 (G.U. 20.7.2013) in merito all'attività ludica/amatoriale dopo un anno di gestazione e previo parere del Consiglio Superiore di Sanità, e cosa ora invece NON prevede il nuovo decreto pubblicato in G.U. il 20 agosto 2013, ci crea non poche perplessità sul nuovo NON percorso!
 
La norma abrogata prevedeva che per l'attività attività amatoriale (ovvero non regolamentata da organismi sportivi e non occasionale) il cittadino doveva sottoporsi a controlli medici periodici secondo indicazioni precise:
 
- gli uomini fino a 55 anni e le donne fino ai 65, senza evidenti patologie e fattori di rischio, potranno essere visitati da un qualunque medico abilitato alla professione e il certificato avrà valenza biennale;
 
- I soggetti che riportano almeno due delle seguenti condizioni (età superiore ai 55 anni per gli uomini e ai 65 per le donne, ipertensione arteriosa, elevata pressione arteriosa differenziale nell'anziano, l'essere fumatori, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, glicemia alterata a digiuno o ridotta tolleranza ai carboidrati o diabete di tipo II compensato, obesità addominale, familiarità per patologie cardiovascolari, altri fattori di rischio a giudizio del medico) dovranno essere visitati necessariamente da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport, che dovranno effettuale un elettrocardiogramma a riposo e eventualmente altri esami necessario secondo il giudizio clinico. Il certificato dovrà essere rinnovato ogni anno;
 
- I soggetti con patologie croniche conclamate diagnosticate dovranno ricorrere a un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta, un medico dello sport o allo specialista di branca, che effettuerà esami e consulenze specifiche e rilascerà a proprio giudizio un certificato annuale o a valenza anche inferiore all'anno.
 
Il certificato andrà esibito all'atto di iscrizione o di avvio delle attività all'incaricato della struttura o del luogo dove si svolge l'attività.
 
Non sono tenuti all'obbligo della certificazione le persone che svolgono attività amatoriale occasionale o saltuario, chi la svolge in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, i praticanti di alcune attività con ridotto impegno cardiovascolare, come le bocce (escluse le bocce in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, ginnastica per anziani, "gruppi cammino", e chi pratica attività ricreative come ballo o giochi da tavolo. A tutte queste persone è comunque raccomandato un controllo medico prima dell'avvio dell'attività.
 
Ora di tutto questo nulla è rimasto!
 
Una breve cronistoria di quanto accaduto può aiutare a far comprendere la "confusione" totale in cui si è mosso il legislatore.
 
Il tutto è iniziato nell'estate del 2012 , allorché con Decreto Legge 13 settembre 2012, n. 158 il cui titolo era: "Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute», veniva deciso di rimettere mano al vecchio D.M. 28 febbraio 1983 "Norme per la tutela sanitaria dell' attività sportiva non agonistica" lasciando invariata la regolamentazione dell'attività agonistica legata principalmente al D.M. 18 febbraio 1982.
 
Il decreto veniva approvato e convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 e ne veniva data attuazione con Decreto delegato il 24 aprile 2013, che entrava in vigore il 4 di agosto 2013 dopo la pubblicazione in G.U. il 20.7.2013.
 
In particolare il decreto definiva nel dettaglio le diverse tipologie di attività motorie e la corrispondente certificazione richiesta, e segnatamente l'obbligo di certificazione per l'attività amatoriale ludico-motoria di cui all'articolo 2, nonché l'obbligo di certificazione di cui all'articolo 3 per l'attività sportiva non agonistica e le linee guida per la loro attuazione concreta; tutto ciò basato sulle risultanze del Gruppo di lavoro in materia, istituito con decreto del Ministro della salute in data 14 febbraio 2013 e del richiesto intervento del Consiglio Superiore di Sanità che dava parere favorevole.
 
Ebbene, da una attenta lettura degli atti, dei lavori di Camera e Senato, facilmente reperibile online, in merito al trasformazione del cosiddetto " Decreto del fare", si evince che una decina di giorni prima della pubblicazione in G.U. del decreto cha stabiliva le nuove norme in materia, vi era già stato, in data 11 luglio 2013, alla Camera in sede Consultiva, un tentativo di affossare il tutto allorché veniva proposto come letteralmente si legge di modificare la "..la normativa posta dall'articolo 7, comma 11, del, cd. «decreto Balduzzi», al fine di espungere dal testo la parte relativa all'obbligo di certificazione medico sportiva ripristinando così la normativa previgente in materia.", come a dire di azzerare TOUT-COURT tutto il lavoro fatto nel corso degli ultimi dodici mesi, che allo scrivente appariva, invece, un pregevole lavoro.
 
Tale modifica non passava in aula che approvava, invece, l'originario testo con altre modifiche, nella seduta del 26 luglio 2013 e trasmesso al Senato; singolarmente al Senato in contemporanea all'entrata in vigore del "Decreto Balduzzi", veniva proposta una modifica meno tranchant di quella già bocciata alla Camera; con un articolo aggiuntivo, art. 42 bis, si aboliva l'art. 2 del decreto Balduzzi che stava entrando in vigore, sopprimendo l'obbligo di certificazione e quindi la visita e tutto ciò che ne conseguiva, relativamente all'attività ludico motoria e amatoriale, e si ridimensionava il percorso al fine del rilascio della certificazione per l'attività sportiva non agonistica, demandando ai medici o i pediatri di base di stabilire, annualmente, dopo anamnesi e visita, ulteriori accertamenti, se ritenuti necessari, diversamente da quanto stabilito in precedenza con un percorso preciso e puntuale; tale modifica veniva approvata, con tutto il decreto, nella seduta del 5 agosto 2013, il giorno dopo, 4 agosto, dell'entrata in vigore della normativa che invece lo prevedeva, e trasmesso alla Camera, in seconda lettura, al fine di "esaminare esclusivamente le modifiche introdotte dal Senato al novellato decreto..." cosi nei documenti ufficiali.
 
La Camera riceveva il nuovo decreto ed esprimeva alcune perplessità su tale specifica modifica: in particolare nella relazione tecnica di accompagno si leggeva: " Clausole abrogative generiche L'articolo 42-bis elimina "l'obbligo di certificazione per l'attività ludico motoria e amatoriale previsto dall'articolo 7, comma 1, del decreto-legge n. 158 del 2012, e dal conseguente decreto del Ministero della salute 24 aprile 2013", senza procedere all'abrogazione delle richiamate disposizioni." e si aggiungeva che l'art. 42 bis che abrogava l'articolo 2 del DM di attuazione 24 aprile 2013 non risultava corredata di relazione tecnica e si entrava nello specifico affermando inequivocabilmente che " Il nuovo articolo 42-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, abolisce l'obbligo di certificazione per l'attività ludico motoria e amatoriale previsto dall'articolo 7, comma 11, del decreto legge 158/2012[25] e dal conseguente Decreto del Ministero della salute 24 aprile 2013[26]. Per l' attività sportiva non agonistica rimane l'obbligo di certificazione presso il medico o pediatra di base anche se non sono più obbligatori accertamenti sanitari quali l'elettrocardiogramma. Sono infatti i medici o i pediatri di base a stabilire annualmente, dopo anamnesi e visita, ulteriori accertamenti, se ritenuti necessari. Si rileva che la normativa vigente in materia è di recentissima approvazione ed ha definito nel dettaglio le diverse tipologie di attività sportive e la corrispondente certificazione richiesta. Intervenendo in tale ambito, la norma in esame abroga l'obbligo di certificazione per l'attività amatoriale ludico-motoria di cui all'articolo 2 del D.M. 24 aprile 2013, mentre le norme recate dall'articolo 3 dello stesso decreto, che definiscono l'attività sportiva non agonistica e la certificazione per questa richiesta, vengono modificate.", cioè un arretramento TOTALE ai fini della reale tutela della salute del cittadino.
 
Ciò nonostante, per motivi di urgenza, la modifica approvata in Senato con parere favorevole del relatore e del rappresentane del Governo, veniva ratificata anche in seconda lettura alla Camera, in quanto non ci sarebbe stato il tempo per un rinvio ad una seconda lettura al Senato...così espressamente si legge nel resoconto!!!
 
Certamente le "agognate" ferie erano più importanti della tutela della salute del cittadino e comunque non si può non prendere atto che in maniera surreale si affermi che "Al fine di salvaguardare la salute dei cittadini promuovendo la pratica sportiva, per non gravare cittadini e Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, è soppresso l'obbligo di certificazione per l'attività ludico-motoria e amatoriale..." e, non si può non evidenziare che tutto ciò non poteva che significare che tutti coloro, Gruppo di Lavoro istituito ad hoc e Consiglio Superiore di Sanità, che avevano lavorato alla stesura delle linee guida erano dei perfetti incapaci che non avevano capito nulla.
 
A qualcuno, si spera, debbano poi rendere conto di questo dispendioso ed inutile lavoro!
 
Si dissente completamente da tale nuova NON procedura e ci permettiamo di osservare che in campo preventivo lavorativo, come noto, anche se non si può dirlo ad alta voce, si baratta da sempre il diritto alla salute con l'occupazione, Taranto ma non solo docet, ora si deve prendere atto che anche nel campo dell'attività ludico-motoria e amatoriale si baratta il diritto alla salute con presunti aggravi di costi economici tanto da far mettere online da un Senatore della Repubblica quanto segue "Nel decreto del fare, grazie ad un nostro emendamento è stato corretto il decreto Balduzzi, semplificando la promozione dello sport per tutti; è stato abrogato l'obbligo di certificazione per l'attività ludico motoria e amatoriale, sono stati eliminati così inutili costi per le famiglie e il Servizio Sanitario Nazionale, che avrebbero disincentivato le famiglie ad avere cura della propria salute attraverso la pratica sportiva".
 
Non si può non rimanere che basiti di fronte a tali affermazioni; il lavoro svolto sia da una Commissione di esperti che dal Consiglio Superiore di Sanità in merito all'utilità e necessità di controlli preventivi prima di svolgere in maniera NON OCCASIONALE l'attività ludico motoria amatoriale, è stato di colpo vanificato; non effettuare, per noi, doverosi controlli non si comprende come possa incentivare il cittadino ad avere cura della propria salute.
 
Condividiamo il parere espresso dall'ex. Ministro della Salute Balduzzi che a caldo ha commentato in questa maniera quanto accaduto "Abrogare in una notte cedendo ad alcune piccole lobby una norma di qualche mese fa costata un lungo procedimento, approfondimenti, finanche un parere del Consiglio superiore di sanità, non è esercizio di saggezza legislativa».
 
http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/ruoli-figure-C-7/medico-competente-C-77/decreto-del-fare-la-soppressione-delle-certificazioni-sanitarie-AR-13122/

giovedì 29 agosto 2013

Antistress e bruciagrassi, Kangoo e Bokwa nuove mode in palestra


Scarpe 'spaziali' e musica latina, coreografie da seguire disegnando con i piedi lettere o numeri sul pavimento. Si chiamano Fit Kangoo dance e Bokwa gli ultimi trend che dopo aver spopolato negli Usa - fra New York e Los Angeles - si stanno diffondendo anche nelle palestre italiane. Mode passeggere o in grado di resistere anche dopo i classici '15 minuti di celebrità' preconizzati da Andy Warhol? E' tutto da vedere, osservano gli addetti ai lavori che, interpellati dall'Adnkronos Salute, tracciano un quadro delle novità che animeranno la prossima stagione autunnale. Mentre dalle ultime kermesse arriva la consacrazione per Pilates e Zumba, "ormai due pilastri del fitness" globale, consolidati a diverse latitudini, dagli States al Vecchio continente. Le Kangoo jumps, stivaletti stile 'rollerblade' ma con delle particolari molle al posto delle rotelle, sono lo strumento con cui in diverse palestre tricolore ci si allenerà a ritmo di mambo, saltando come canguri appunto. Non una novità in sé, visto che già nel 1994 si parlava di questa speciale calzatura - il brevetto è svizzero - usata anche dalla Nasa per aiutare gli astronauti reduci da un viaggio nello spazio a recuperare velocemente massa muscolare. Il nuovo trend, che ha contagiato in particolare New York, 'sdogana' le kangoo jumps per mantenersi in forma anche nelle sale delle palestre, con passi di danza (in genere salsa e merengue) eseguiti rimbalzando. Secondo chi la propone, un quarto d'ora di 'Kangoo dance' permette di bruciare da 150 a 200 calorie. Un'attività non solo bruciagrassi, ma anche antistress perché, assicurano i fan, sostenuta dai ritmi latini mette anche di buonumore. La filosofia è simile a quella che ha portato al successo lo Zumba che, spiega Laura Antonini, personal trainer, "resta comunque la moda più solida del momento. E' un'aerobica latina. In stile 'villaggio turistico' propone delle coreografie allegre e divertenti. La particolarità è che l'istruttore (certificato) le propone sul momento, senza spiegarle. Gli allievi devono solo seguirlo. La musica è coinvolgente. I benefici sono quelli dell'aerobica: tonificazione generale, mirata in particolare a gambe e glutei". La lezione dura 45 minuti, tutti in movimento senza soluzione di continuità. "Una buona soluzione per bruciare grassi". La disciplina promette di far bruciare fino a 800 calorie a lezione e, oltre allo Zumba classico, nato negli anni '90 in Brasile, a opera dell'insegnate di aerobica Beto Perez, ora si stanno facendo largo diverse varianti. Una delle più recenti è lo Zumba Sentao, che movimenta le coreografie introducendo anche l'uso di sedie. Si muove sullo stesso binario un'altra tendenza del momento: "E' il Movida", programma di fitness musicale, segnala Barbara Dianati, responsabile del settore corsi del centro sportivo B.Fit di Legnano, nel Milanese. "Assistiamo poi al rilancio del tappeto elastico - prosegue - ma vanno molto anche gli allenamenti militareschi Tacfit e Bootcamp, esplosi qualche anno fa e tornati in auge". Marines alla riscossa, dunque, ma dagli Usa arriva anche un'altra novità che ha fatto il suo debutto al 'Rimini wellness': il Bokwa che ora punta a varcare l'Oceano e a sfondare anche nel Belpaese. Papà della disciplina, che ha come culla le palestre di Los Angeles, l'istruttore di Group Fitness di origini sudafricane Paul Mavi che con un pool di 'maestri' certificati è al lavoro per allargare la fama di questo nuovo allenamento, non esattamente una danza fitness. Si disegnano lettere e numeri immaginari con i piedi, muovendosi insieme a tempo di musica con un ritmo in forma aperta. Un'attività da 600-700 calorie all'ora. Queste discipline sono trasversali e adatte a tutte le età. E vengono modulate in diversi livelli di difficoltà. "Al di là delle novità, delle mode e delle operazioni commerciali del momento, nel mondo del fitness è chiaro che il tornado Zumba ha cambiato irreversibilmente la scena. Questa disciplina domina ancora a livello nazionale e internazionale ed è riuscita a diventare un elemento fondamentale un po' ovunque. Ci si diverte a sudare e faticare con lo Zumba in America, Europa e Asia", osserva Gabriele Brustenghi, fondatore nel 1989 del Festival del Fitness che ora si tiene a Roma. "Ma ancora più sorprendente - continua - è il solido successo del Pilates, un'attività più seria e ragionata, magari meno eccitante dello Zumba e più vicina all'attività fisica come si faceva una volta, una reinterpretazione della tradizionale ginnastica". Respirazione e postura corrette e controllate sono alla base del metodo messo a punto a inizio '900 dal tedesco Joseph Hubertus Pilates. Per gli appassionati della disciplina, è un 'toccasana' per chi sogna un ventre piatto. "Il Pilates assicura un lavoro armonico - sottolinea Antonini - è intramontabile con tutte le sue varianti. In acqua, a ritmo di tango e nelle sue ultime evoluzioni, come il piloxing", una sorta di fusione di standing pilates, boxe e danza. "Il pilates - prosegue - migliora anche tutta la muscolatura interna e apporta benefici anche per l'equilibrio. Prevede un lavoro a corpo libero proponibile a tutti, anche in questo caso con diversi livelli di difficoltà. Esistono programmi ad hoc per donne incinte e anziani. E si usano anche macchine particolari". Un esempio è la 'wunda chair', una sorta di sgabello con delle leve, "delle resistenze che servono per aumentare le difficoltà". Altra passione anche per gli amanti del fitness in salsa tricolore è lo 'striding': "Una camminata di gruppo con sottofondo musicale che si esegue su speciali tappeti non elettrici - spiega Antonini - Questi strumenti hanno una resistenza e si fanno andare camminando. L'istruttore dà il tempo e propone diversi modi di camminare. La logica è quella dello spinning. I benefici sono quelli della camminata classica: si bruciano grassi, si mantengono pulsazioni alte. E' lavoro aerobico". L'altra novità segnalata dagli addetti ai lavori è invece di carattere 'sociale': "Lo stile delle palestre italiane va sempre più verso il 'club' - segnala Brustenghi - I centri sportivi si trasformano in luoghi di vita sociale, dove si va anche a prendere un caffè e scambiare quattro chiacchiere con gli amici. Non più rifugio per palestrati, ma 'villaggio' frequentato da un target più ampio, che copre dai bambini agli anziani". L'ultima tendenza? L'allenamento di famiglia. "Sempre più genitori vanno in palestra con i propri bambini, dai 6 ai 12 anni. E tante palestre in Italia si stanno attrezzando anche con spogliatoi ad hoc per i piccoli sportivi", conclude l'esperto.http://www.adnkronos.com/Salute/Salute/?id=3.2.535921922

martedì 20 agosto 2013

SOCIAL FITNESS

La rivoluzione digitale sta impattando anche il mondo del fitness e del benessere in generale, nel quale si stanno sempre più affermando nuove modalità per tracciare, gestire e condividere la propria attività fisica in real time: in questo senso si inserisce il social fitness.
Non solo infatti si moltiplicano i siti web in cui gli iscritti rilasciano opinioni sulle proprie prestazioni e i gruppi in rete che fungono da cassa di risonanza per nuove tendenze come il cross-fit, ma sono ormai centinaia le App disponibili per confrontare esperienze, prodotti, prestazioni e brand legati al tema del wellness, che quindi richiamano la nuova ‘materia’ del social fitness.
Basta girare la rete per scoprire realtà come il social media show Reebok Fit Club – nel quale cinque blogger hanno la possibilità di esplorare il mondo del fitness e cambiare il proprio stile di vita grazie a coach e trainers – o come Fitstadium, social network che offre la possibilità di mantenere un diario di allenamento automatizzato online, commentabile e visibile da altri utenti.
In un’era in cui tutti siamo sempre più ininterrottamente connessi a qualche device, emergono App come Fitocracy, che aiuta gli utenti a svolgere attività fisica partecipando a sfide sportive all’interno di una community, o strumenti come Jawbone Up, bracciale che rileva anche i più piccoli movimenti del corpo per registrare informazioni su come ci muoviamo, dormiamo, mangiamo e su quale sia il nostro stato d’animo.
Il fitness, insomma, è sempre più un piacere da condividere. Gli italiani che praticano un’attività sportiva sono circa 40 milioni, con un giro d’affari di 3 miliardi di euro annui ai quali vanno aggiunti altri 2,5 miliardi di un indotto che comprende abbigliamento, accessori e integratori alimentari. Se poi consideriamo anche istituti di bellezza, centri idrotermali e stabilimenti, piscine, palestre, hotel con area wellness e stabilimenti balneari attrezzati, si supera la cifra dei 21 miliardi. E sono ben 11 milioni gli italiani che spendono o si dichiarano pronti a spendere fino a 1.200 euro all’anno per prodotti e servizi destinati al benessere fisico.http://www.pionero.it/2013/07/28/applicazioni-community-e-servizi-e-boom-per-il-social-fitness/

mercoledì 17 luglio 2013

L’automazione delle attività marketing si fa con le APP





 

La generazione e qualificazione di nuove opportunità è cruciale per ogni attività di marketing. Serve ad alimentare le attività commerciali e a costruire il Life Time Value del cliente per l’azienda e il marchio. Quasi tutte le soluzioni di marketing automation sul mercato dispongono di meccanismi di misurazione del ROI incorporati che possono oggi essere facilmente estesi anche ai social media. Implementare adeguate campagna di lead generation è però quasi impossibile se non si dispone della tecnologia e delle applicazioni adeguate per farlo. Ogni opportunità è diversa e necessita di una attenzione e di azioni pianificate nel tempo e diverse. Monitorare manualmente la progressione ed evoluzione di ogni oppportunità è diventato inefficiente  e non conveniente. Meglio automatizzare i processi attraverso soluzioni tecnologiche utili a coltivare la relazione e a far maturare l’opportunità.
Oggi a fornire un aiuto concreto in questo tipo di operazione ci sono anche le APP intelligenti che permettono ad esempio di gestire in ogni momento e ovunque ci si trovi ogni nuova opportunità. Con le APP appropriate si può ad esempio alimentare il database marketing mentre si è in viaggio o durante incontri di lavoro. Si possono utilizzare i social network professionali alla Linkedin per accettare nuove connessioni, Facebook Friends per fare la stessa cosa, inviare un cinguettio di benvenuto ad ogni nuovo ‘follower’ sull’account di twitter, rispondere e conversare su commenti, interrogazioni o lametele esposte in una pagina web aziendale, ecc. Queste APP possono servire a comunicare in forma perseverante nel tempo (email marketing e social media marketing) , a fornire landing page adeguate alla promozione di prodotti, eventi ed iniziative, ad integrare i vari media sociali, a presentare e promuovere nuovi prodotti, ad offrire nuova campagne di fidelizzazione per trattenere i clienti ed evitare gli abbandoni (‘ churn rate’).
Nelle attività marketing attuali ad offrire un aiuto prezioso sono i social network, soprattutto quando vengono utilizzati in modo integrato e intelligente. Per farlo serve una qualche forma di pianificazione e costanza nell’implementazione. I mercati e le audience target selezionate devono essere posizionate coerentemente con i vari portafogli d’offerta e le attività devono avere obiettivi sempre misurabili nel tempo e nella qualità. Obiettivo principale deve essere la generazione di nuove opportunità. Obiettivo di fondo e sempre ricercato quello di coltivare nuove relazioni con nuovi clienti e di fidelizzare i clienti già acquisiti.
Aggiungere alle proprie attività marketing tradizionali di email marketing, pagine web, newsletter ecc, social media come Facebook, Linkedin, Twitter e altri può fare la differenza perché permette di sfruttare il passaparola, i principi che fanno funzionare le reti, e la loro viralità.  Ad aumentare non sono soltanto le visite al sito web aziendale ma i contatti, le conoscenze, le informazioni, le conversazioni e le relazioni.

Content Marketing, il contenuto dà forma al contenitore



Nel 2013, le aziende che andranno meglio saranno quelle che sapranno mettere in campo innovative strategie di marketing collegate alla diffusione e alla produzione di contenuti.
Ecco quello che potrebbe accedere nel futuro più immediato:
1. Dalla palestra al campo
Se nel 2012 molti marketers e produttori di contenuti (compreso il sottoscritto) si sono allenati sulla rete come se fosse una palestra per produrre contenuti in grado di attirare l’attenzione dei lettori e di generare discussione il 2013 vedrà gli stessi alle prese con la discesa in campo per giocare una partita vera. Ora c’è bisogno di capire se si è vermanete in grado di operare azioni di content marketing in grado di indirizzare il traffico, di generare lead e di favorire le vendite.
Imparando a misurare le azioni messe in campo bisognerà essere in grado di fornire dati significativi e analisi convincenti per dimostrare che tutti gli sforzi avranno avuto un vero e proprio valore per il business.
2. Il sito internet morirà ?
A questa domanda non voglio rispondere in maniera drastica, ma una cosa è certa: I social media e le nuove tecnologie hanno permesso alle singole persone ancor prima che ai brand di curare in maniera dettagliata e capillare la propria esperienza sul web. E’ più facile di un marchio o di una persona, oggi, in una ricerca, trovare la pagina Facebook o il profilo Twitter che non l’homepage del sito di riferimento.
Ovviamente non basta una presenza, quello che va curato per ottenere dei veri risultati è il contenuto ben fatto, di qualità, creativo. Non è vincente quindi la semplice presenza o il semplice contenuto, ma il contenuto di valore.
Il contenuto, anche ben fatto, non potrà essere scritto o realizzato su argomenti casuali, ma dovrà essere realizzato dopo aver ben pensato e analizzato quale sarà il “pubblico” di riferimento. I contenuti, quelli ben fatti, riusciranno, quindi, ad orientare l’utente verso il sito di proprietà dell’azienda. I marketing manager dovranno saper diffondere e amplificare i contenuti che si andranno a creare. Il sito internet quindi non morirà, ma sarà l’approdo finale, il salotto buono, e non la porta d’ingresso dell’azienda
3. Sparare contenuti, non servirà a nulla
Le aziende dovranno convincersi che creare ogni tanto un post, magari realizzato dallo stagista di turno, non servirà a molto.
Quello che avrà valore sarà la personalizzazione dei contenuti, l’originalità e la capacità di orientare gli stessi rispetto  a specifiche categorie di destinatari.
4. Nulla lasciato al caso
I marketers e coloro che andranno generare contenuti dovranno impegnarsi nella creazione dei contenuti perché, come si è detto, essi saranno fortemente pensati per le persone che si andranno a coinvolgere. Bisognerà destinare  risorse  e  tempo sufficienti per pensare e mettere in pratica le strategie relative alla pubblicazione e alla distribuzione di di contenuti attentamente pianificati.
5. Non perdono di potenza l’immagine e innovazione
Anche se parlare di contenuti può far pensare a parole e a contenuti tutti finalizzati ad ottenere risultati, non si può prescindere dal fatto che, la persona che frequenta il web, sia esso un manager che un possibile cliente finale,  cerca un’esperienza positiva, un qualcosa che lo colpisca. Le piattaforme web, non potranno prescindere dal design, ma esso si dovrà accompagnare anche all’innovazione della piattaforma stessa e alla capacità di far sentire libero l’utente nella navigazione e nelle scelte senza troppi passaggi obbligati.
6. Chi fa content marketing è come una redazione
Nel marketing di questo inizio di terzo millennio non può essere statico, i contenuti generati devono ruotare velocemente, la generazione di contenuti deve essere costante. Bisogna agire come una redazione, la velocità è tutto.
Se ad esempio su Twitter è piena di notizie su un argomento di interesse di una determinata società, quella società non può non avere quel contenuto pubblicato sulle sue pagine.
Cambia radicalmente il mondo delle Pubbliche Relazioni aziendali fatte di messagi ponderati a lungo, revisionati, e poi diffusi attraverso la sola stampa o altro canale. Oggi la comunicazione avviene in tempo reale. Il contenuto, il messaggio deve essere sempre “fresco” e attinente al proprio mercato di riferimento.
7. I banner e la pubblicità sono morti !
Dei banner da un po’ di tempo sono stati pubblicati anche i necrologi. Ora che cosa succederà ?
Si comincia a parlare di nuovi nuovi formati per gli annunci pubblicitari, tra questi sicuramente vi troviamo “Flite”, i contenuti sono al centro della sua azione.
In quest modo si pensa che si favoriranno le campagne e  i marchi, facilitando l’engagement, i nuovi leads e le vendite.

 http://micheledelledera.it/2013/01/26/content-marketing-il-contenuto-da-forma-al-contenitore/

giovedì 11 luglio 2013

8 elementi per avere successo con il Social Media Marketing



“Ok, ti chiedo solo la consulenza strategica, diciamo, una serie di strategie e azioni da adottare per il Social Media della mia azienda. POi però gestisco tutto io: canali Social, commenti, ecc”.
Alcuni clienti esordiscono con questa frase una volta che hanno di fronte il piano di Social Media Marketing. Fin qui, tutto bene.
Arriva però l’estate, che porta con sé la voglia di vacanze, di uscite anticipate dall’ufficio e, come è naturale che sia, di “staccare la spina”. Peccato, però, che il Social Media Manager non stacchi mai la spina: eh già, ragazzi, questa è la dura realtà. Ecco perché credo fortemente che in questo lavoro, più che in ogni altro, serva una dose quotidiana di passione sfrenata!
La frase di incipit mi permette di riportarvi 8 elementi per un business vincente sui Social Media: studiando il blog SocialMediaToday, li ho trovati elencati alla perfezione e, dato che è ciò che la mia mente conserva ogni giorno, non ho potuto non condividerli.
Analizza bene questi 8 punti e forse scoprirai perchè c’è qualcosa che non va nella gestione dei tuoi Social…
1. Perchè sei sui Social?
Presenziare i Social, in primis Facebook, NON è una moda. NOn si va su Facebook “perché ci sono tutti”. Si va per perseguire determinati obiettivi: i tuoi quali sono?
2. Rispondi ad OGNI commento!
Socialbaker.com afferma che solo circa il 30% dei brands risponde ai propri followers. Niente di più sbagliato!
Provate a pensare: un cliente entra nel vostro negozio (fisico, intendo) e voi non lo salutate o non chiedete se desidera qualcosa? Non si può continuare a pensare che il mondo virtuale sia una realtà a se stante da quello reale: il tuo negozio online rispecchia il tuo negozio fisico. Sono le modalità di operazione, di engagement e di gestione del customer care a differire.
3. Porta VALORE.
I contenuti che scrivi devono essere di valore per la tua community: post sul tuo brand/azienda, post corporate, post promozionali (sconti e promo), post di scenario, curiosità.
4. Cross Promote!
Le attività promozionali che riporti sui Social devono essere sempre collegate al tuo sito web e/o blog, ai dépliant, a qualsiasi altra forma pubblicitaria. Quando si dice la “comunicazione integrata”…
5. Usa i tools a tua disposizione.
Assicurati di sfruttare tutti i tools che ogni Social mette a disposizione: insights e statistiche, tabs e così via.
6. Rendi tutto in versione Mobile (Responsive).
Non si torna indietro: “Mobile is the King“!
7. Esorta il check-in!
Non pensare solo a Foursquare: la maggior parte dei Social Networks, da Facebook a Instagram, consente di impostare la geolocalizzazione, che favorisce il “passaparola” tra utenti. Pensa il beneficio per i brands/aziende…
8. Assumi un Social Media Manager!
Il Social Media Marketing è un’attività non-stop.
Per essere vincente, ogni azione Social deve essere continuativa e duratura: non ci sono weekend o vacanze che tengano.

venerdì 28 giugno 2013

Like, follow e recensioni certificate




 
 
Quanto vale un “like” su Facebook? Quanto vale un “follow” su Twitter? Quanto valgono le recensioni certificate su un sito di ecommerce o su un certo shop online?
Queste sono alcune delle domande che ragionevolmente si pongono quelli che hanno ogni giorno a che fare con il social media marketing e con l’impatto che la reputation online può avere sul proprio business.

Per rispondere si può, per prima cosa, partire dai dati certi e cioè da quale sia il tenore degli investimenti che vengono fatti in ambito social: questo elemento può infatti fornire una misura del valore percepito da parte delle aziende.
Uno studio recente di BIA/Kelsey ha fatto luce su questo primo punto: lo scorso anno soltanto in America sono stati spesi 4,7 miliardi di dollari in “social ad” e si stima che entro il 2017 si passerà a una spesa di ben 11 miliardi di dollari. Il settore è in crescita e di conseguenza è logico pensare che proporzionalmente cresceranno anche le cifre investite.
Dal “Digital Influence Report 2013” di Technorati Media si desume invece che il leader indiscusso del mercato in questo ambito è Facebook: nel 2012 al social più famoso al mondo i brand hanno destinato il 57% della cifra totale investita per i social, mentre a Twitter e Youtube è andato un decisamente più ristretto 13%.
I dati lasciano intendere che il valore percepito per le attività social è già elevato ed è destinato a crescere. Dato questo punto come assodato, però, le aziende non riescono a calcolare il valore effettivo di un “like” e non riescono neppure ad avere una stima certa della sua efficacia in termini di business.

http://blog.zoorate.com/2013/06/28/like-follow-e-recensioni-certificate-come-si-calcola-il-valore-del-social-commerce/?sthash.HT09qfrN.mjjo

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