lunedì 16 marzo 2015

Programmatic marketing con Virgin Active Group

Torna in campagna Virgin Active, società del gruppo Virgin attiva del settore fitness e benessere, con una presenza nelle principali città italiane allo scopo di allargare le iscrizioni nei propri Club. A supporto dell’attività di comunicazione, Initiative, agenzia media parte di IPG Mediabrands, guidata in Italia da Vita Piccinini, ha curato la pianificazione di una campagna integrata su diversi mezzi.
Allo scopo di reclutare nuovi clienti è stata infatti ideata da Virgin Active Group una campagna integrata con messaggio globale ‘Always Discovering’, che invita tutti a  ‘Scoprire come fare un salto in avanti’, recandosi nei diversi Club Virgin Active in Italia per il ritiro di uno Start Pack e la scoperta degli esclusivi allenamenti The Grid e Yoga&Pilates da provare a casa. La campagna è stata declinata sul territorio nazionale, con mezzi tattici in grado di lavorare in un’ottica di geo-localizzazione e geo-targettizzazione.
Grazie al mezzo digital è stata studiata un’attività geo-profilata che ha interessato le città che ospitano i 29 club, con una pianificazione cross device, sia desktop sia mobile, in grado di utilizzare in maniera sinergica diversi strumenti: display, Dem, Social Adv.
La campagna ha sfruttato anche le potenzialità di Cadreon, trading desk del Gruppo Interpublic, specializzato in servizi di programmatic marketing, con l’obiettivo di potenziare il focus sulle aree geografiche di interesse e sul target di riferimento attraverso una pianificazione in real time bidding e una geo-profilazione mirata.http://www.engage.it/campagne/virgin-active-punta-digital-geolocalizzazione-per-campagna-always-discovering-pianifica-initiative/31329#.VQbfbuGhqb4

Wellness: mens sana in corpore sano

Il wellness ha monopolizzato le nostre vite. Il detto latino mens sana in corpore sano è diventato un’ossessione, un imperativo morale. Anzi il corpo ha preso il sopravvento: è diventato il mezzo per provare la nostra identità attraverso scelte corrette, per sviluppare le nostre potenzialità intellettuali, emotive, spirituali ma soprattutto il passaporto per diventare un cittadino modello, integrato nella società. «Fino a qualche anno fa il wellness era uno stile di vita alternativo per pochi fissati, oggi è un’ideologia mainstream, che permea ogni momento della nostra giornata, il modo di lavorare, mangiare, pensare», dice Carl Cederström, autore con André Spicer di The Wellness Syndrome (Polity Books). Dobbiamo stare bene a tutti i costi certo, ma perché? A che serve diventare umani perfetti? «A renderci soprattutto più produttivi nel sistema capitalista e più desiderabili nel grande talent show del mercato del lavoro», dice Cederström. L’etica del lavoro si è tramutata in etica del workout, l’allenamento. Secondo un sondaggio recente più della metà delle società americane con oltre 50 dipendenti offre programmi di fitness. In Europa la compagnia svedese Scania (camion) mette a disposizione dei dipendenti palestra, passeggiate di venti minuti in pausa pranzo, più un team di psicologi, medici ed esperti del comportamento che lavorano con le risorse umane per produrre impiegati con uno stile di vita perfetto 24 ore su 24.
A qualcuno possono sembrare misure invadenti, coercitive. In realtà i dipendenti sembrano non pensarla così. «In tempi di crisi globale, quando è facile essere licenziati, bisogna tenersi in forma e il programma della società ti aiuta», dice uno degli intervistati. Se non ci riuscite, almeno fingete. Lo sanno bene i lavoratori precari di Amazon «a cui viene richiesto di proiettare comunque un’immagine di sè sicura, positiva, idonea al lavoro». Altrimenti fatevi aiutare da un coach, l’allenatore preposto a risolvere problemi personali, farvi trovare un lavoro, eliminare stili di vita tossici: non è un caso che l’industria del coaching abbia un giro d’affari da due miliardi di dollari all’anno.
vite. Il detto latino mens sana in corpore sano è diventato un’ossessione, un imperativo morale. Anzi il corpo ha preso il sopravvento: è diventato il mezzo per provare la nostra identità attraverso scelte corrette, per sviluppare le nostre potenzialità intellettuali, emotive, spirituali ma soprattutto il passaporto per diventare un cittadino modello, integrato nella società. «Fino a qualche anno fa il wellness era uno stile di vita alternativo per pochi fissati, oggi è un’ideologia mainstream, che permea ogni momento della nostra giornata, il modo di lavorare, mangiare, pensare», dice Carl Cederström, autore con André Spicer di The Wellness Syndrome (Polity Books). Dobbiamo stare bene a tutti i costi certo, ma perché? A che serve diventare umani perfetti? «A renderci soprattutto più produttivi nel sistema capitalista e più desiderabili nel grande talent show del mercato del lavoro», dice Cederström. L’etica del lavoro si è tramutata in etica del workout, l’allenamento. Secondo un sondaggio recente più della metà delle società americane con oltre 50 dipendenti offre programmi di fitness. In Europa la compagnia svedese Scania (camion) mette a disposizione dei dipendenti palestra, passeggiate di venti minuti in pausa pranzo, più un team di psicologi, medici ed esperti del comportamento che lavorano con le risorse umane per produrre impiegati con uno stile di vita perfetto 24 ore su 24.
A qualcuno possono sembrare misure invadenti, coercitive. In realtà i dipendenti sembrano non pensarla così. «In tempi di crisi globale, quando è facile essere licenziati, bisogna tenersi in forma e il programma della società ti aiuta», dice uno degli intervistati. Se non ci riuscite, almeno fingete. Lo sanno bene i lavoratori precari di Amazon «a cui viene richiesto di proiettare comunque un’immagine di sè sicura, positiva, idonea al lavoro». Altrimenti fatevi aiutare da un coach, l’allenatore preposto a risolvere problemi personali, farvi trovare un lavoro, eliminare stili di vita tossici: non è un caso che l’industria del coaching abbia un giro d’affari da due miliardi di dollari all’anno.


http://d.repubblica.it/beauty/2015/03/11/news/wellness_fai_da_te_benessere_consigli-2519390/

mercoledì 4 marzo 2015

La Generazione Y/z (Millennials): 1980-2000 :Il tuo piano di marketing è pronto?

Oggi  per svilupare mercato dobbiamo intercettare gli interessi di queste nuove generazioni: occorre definire un piano di contenuti e mezzi inn linea con le loro caratteristiche

 La Generazione Y (Millennials): 1980-2000

 Sono i figli delle nuove tecnologie , coloro che sono eternamente connessi, coloro che restano più tempo a casa, quelli abituati a vivere in un mondo liquido e precario ,caratterizzato dalla morte delle ideologie (quando è caduto il muro di Berlino o erano appena nati o dovevano ancora nascere).

 La definizione “Generazione Z” abbraccia i nati dopo il 2000

Sono i figli della Rete, dei tablet, degli smartphone.
Peculiarità:
  • Sono iperconnessi
  • Sono multimediali
  • Sono autonomi
  • Mirano alla rapidità più che all’accuratezza
  • Sono attenti ai problemi globali
  • Riescono a gestire il flusso continuo di informazioni.
Naturalmente tali generalizzazioni di carattere anagrafico possono fornire solo indizi, poi il livello di reddito , i luoghi di provenienza, il grado d’istruzione, sono fattori altrettanto importanti per metterci nei panni dei segmenti ai quali ci rivolgiamo.

 

http://www.enterrasolutions.com/2014/03/targeted-marketing-millennials-moving-targets-part-2.html

lunedì 16 febbraio 2015

Strategie di Marketing automation nei fitness club:dalla lead generation alla lead nurturing

C’è chi pensa che le newsletter siamo ormai ‘morte’ sostituite dai social media come modo per le imprese di rimanere in contatto con gli utenti interessati ai loro aggiornamenti ed alle loro offerte e tale opinione potrebbe anche essere corretta se escludessimo da questo ragionamento soggetti come i siti di vendite private che invece, agendo su un modello di eCommerce emozionale e facendo leva sull’acquisto di impulso, traggono dalle newsletter una fonte importante dei loro ricavi e curano con attenzione maniacale la pulizia dei loro database e l’efficienza delle loro attività di e-mail marketing.

Se, in ogni caso, le newsletter sono morte, lunga vita però hanno ancora le mail nella loro versione non massiva, ma “individuale” ed automatica.

Le mail “transazionali” – il recupero password o l’invio di una fattura, per esempio, sono infatti sempre lette e più utilizzate come ambiente di comunicazione e relazione con l’utente e stanno prendendo piede le mail “triggered” che vengono spedite all’avverarsi di particolari condizioni: le mail inviate in caso di una registrazione o di un carrello abbandonati, gli invii con il pdf della scheda prodotto a seguito di una permanenza sulla pagina superiore a un certo tempo fino ai suggerimenti di informazioni simili in relazione ad un certo comportamento sul sito fanno sempre più parte delle strategie di “marketing automation” intraprese dalle aziende online.


La marketing automation consente sempre più infatti di passare dalla fase di Lead generation – condotta grazie ai social media ed al web marketing – alle progressive fasi di lead nurturing anche grazie al collegamento possibile fra gli ambienti esterni al sito, il sito e il CRM aziendale.
 Sentiremo sempre più parlare di “marketing automation” e forse quest’ambito colmerà il gap che ancora esiste fra aziende business to business e aziende business to consumer nel loro usare con profitto la Rete e le sue tecnologie.http://www.key4biz.it/vortici-digitali-marketing-automation-newsletter-morte-viva-newsletter/

lunedì 9 febbraio 2015

Marketing automation per sviluppare Demand generation: compilare form lunghi o corti per avere i lead?


Generare nuovi lead attraverso call to action:compilazione di un form


Probabilmente, la domanda più importante che ci si pone quando si progetta un modulo è questa: "quanto deve essere lungo il modulo?".

Siccome la lunghezza del modulo è determinata soprattutto dal numero di dati richiesti, con questa domanda ci si sta chiedendo quante informazioni si dovrebbero richiedere.

La risposta più ovvia è che occorre domandare solo i dati di cui si ha bisogno per contattare e qualificare un lead. Ma è una risposta troppo semplice, che dice ben poco: il rischio è quello di riempire il modulo con un lungo elenco di richieste. 

Bisogna innanzitutto considerare che la disponibilità delle persone a completare un modulo non dipende solamente dalla sua lunghezza.

Fattori che influiscono sul saggio di completamento del modulo

In particolare:  

    http://demandgeneration.typepad.com/.a/6a0133ed2541ce970b01a73d6f41a5970d-500wi
  1. il valore di quello che viene offerto in cambio del completamento del modulo: è abbastanza prezioso per il visitatore da spingerlo a completare il modulo?
  2. il tipo di informazioni richieste: sono troppo personali da dissuadere i visitatori a completare il modulo?
  3. la credibilità del sito e il senso di sicurezza e di rispetto della privacy che infonde nel visitatore: il visitatore ha abbastanza fiducia da sentirsi sicuro nel fornire i propri dati personali?

Questi fattori - insieme alla lunghezza del modulo - contribuiscono a determinare il saggio di completamento del modulo e, quindi, il saggio di conversione della landing page

uno studio condotto da Hubspot su oltre 40.000 landing page ha verificato come i saggi di conversione diminuiscano all'aumentare del numero dei campi presenti nel modulo - 
http://demandgeneration.typepad.com/  

martedì 3 febbraio 2015

Il tuo Workout diventa virtuale con Mcfit:cybertraing:  Sono stato recentemente a Colonia, sede del prossimo F... via @Linkis_com

Il tuo Workout diventa virtuale con Mcfit:cybertraing:  Sono stato recentemente a Colonia, sede del prossimo F... via @Linkis_com

Il tuo Workout diventa virtuale con Mcfit: cybertraing l'allenamento virtuale nel mondo delle palestre

Sono stato recentemente a Colonia, sede del prossimo #FIBO 2015, e ho avuto modo di visitare un centro della catena McFit.
In questa catena è presente l'allenamento virtuale. 

McFIT CYBERTRAINING è il tuo workout virtuale con oltre 500 possibilità di allenamento ogni settimana. Nelle categorie Spinning®, Vibration e Corsi scoprirai una dinamica di gruppo eccezionale, che tu sia un principiante o già un avanzato. A parte l'abbigliamento sportivo, non devi portare alcuna attrezzatura, e non occorre nemmeno prenotare.


Con l'aiuto di un grande schermo a parete ti allenerai con un trainer virtuale. Questo trainer sarà il tuo motivatore e l'esperto per il corso da te scelto: ti guiderà, ti stimolerà e farà l'allenamento con te fino alla fine. Tutti i corsi virtuali sono disponibili dalle 7:00 alle 23:00 (lun-ven) e dalle 9:00 alle 21:00 (sab-dom e festivi), 365 giorni all'anno.
https://www.mcfit.com/de/cybertraining.html

Ora Mcfit ,in Italia , ha acquisito la catena Happyfit.
Con l’acquisizione di HappyFit, McFIT compie un altro passo importante nella sua strategia di espansione in Europa. Alle due palestre McFIT già inaugurate a Verona e Bari, si aggiungono entro fine anno altre due sedi italiane e, sempre nell’ambito dell’ampliamento della società in Italia, è prevista per l’anno prossimo l’apertura di almeno altre cinque palestre, tra l’altro nelle città di Milano e Roma. Con queste nuove sedi la società crea molti posti di lavoro nuovi e acquisisce una solida posizione nel mercato italiano del fitness.

Il futuro del fitness passa dai 50–75 anni: dove il mondo sta già costruendo business veri

 Negli ultimi anni il settore del fitness ha parlato molto di Gen Z, digital fitness, wearable e intelligenza artificiale. Tutto vero. Ma ...